La storia di Cetteo, divenuto Santo Patrono della città di Pescara, è avvolta in molti misteri. Vissuto alla fine del 500 d.C., raggiunse “Piscaria” dalla Spalato, quando era ancora giovanissimo. Cetteo era un giovane molto acculturato, in grado di leggere e scrivere. Non sapendo dove andare, si rifugiò nella chiesa dedicata ai santi dei Santi Leguziano e Domiziano. In quel luogo di culto si fece molto apprezzare, e se inizialmente fu addetto alla pulizia della chiesa, le sue capacità lo portarono presto a servire messa, fino al 595 quando fu, in giovanissima età, nominato vescovo e comandante del forte di Piscaria.
In quel tempo Pescara, era sotto sotto assedio dei Longobardi, e Cetteo, al fine di cercare pace tra i popoli, si rifugiò a Roma. I longobardi reclamavano la sua presenza, e con la promessa di riservare a tutti gli abitanti un trattamento “umanitario”, Cetteo decise di consegnarsi a loro. Ma fu miseramente tradito. Un capo longobardo ( Umblone) lo accusò di tradimento e lo condannò a morte. La sua esecuzione avvenne il 13 giugno 597, quando con un cappio al collo e un macigno attaccato ad esso, fu gettato nel fiume Aterno. Il corpo fu recuperato alla foce del fiume ( oggi Pescara), e da li iniziò la sua leggenda, come difensore e martire della città.
Ma vi sono altre versioni, inerenti la morte di Cetteo, una delle quali vuole che morì all’interno del Forte, sempre per mano dei longobardi, mentre era intento a difenderlo dall’invasione.
Le sue reliquie furono custodite per secoli nella Cattedrale di Chieti, e sono state restituite a Pescara in occasione della Dedicazione della Chiesa al Patrono, il 1 settembre 1977, e deposte in un urna di argento, in seguito rubata, sotto l’altare maggiore della Cattedrale.
“Voglio ricordare ai pescaresi la mia storia, anche se servirà ben poco; appena la concludo vedrai che ci sarà il solito ritornello dell’assedio di Pescara che tornerà a galla.”