La leggenda della Grotta del Cristiano di Corvara e del suo tesoro

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La leggenda della Grotta del Cristiano di Corvara e del suo tesoro

L’Abruzzo è una terra ricca di leggende. Storie di streghe, gnomi, folletti, e spesso, soprattutto di tesori. Già abbiamo avuto modo di parlare della storia della “ porta di ferro” di Campli e del suo tesoro. Oggi però vogliamo raccontare una storia ambientata dall’altra parte del Gran Sasso, a Corvara, in provincia di Pescara. Corvara è un paese che conta oggi circa 300 abitanti, che fa parte della Comunità Montana Vestina. Arroccato nel vero senso della parola su un promontorio, Corvara è una delle bellezze architettoniche d’Abruzzo.  Pochi sanno però che questo stupendo paese, nasconde un tesoro, di cui si parla in un antica leggenda.

A pochi chilometri dal centro abitato vi è una grotta, una come tante in Abruzzo, che prende il nome di “ Grotta del Cristiano”. L’origine del nome si perde nella notte dei tempi  e probabilmente deriva dal fatto che a partire dal IV secolo d.C., l’Abruzzo fu terra di eremiti cristiani che decidevano di trascorrere la loro vita in solitudine, e spesso si rifugiavano in grotte.

Si narra che la Grotta del Cristiano di Corvara nasconda un ricco tesoro, ed a difenderlo vi sia uno spaventoso fantasma nero, con un libo in mano.  Per raggiungere la grotta, è necessario discendere una scalinata composta da più di 100 gradini.

La storia vuole che una volta tre uomini riuscirono a penetrare nella Grotta, uno di questi era di Corvara, un altro di Castiglione ( a Casauria), il terzo di Pietranico. Una volta entrati si trovarono faccia a faccia con lo spaventoso fantasma nero custode del tesoro. Questo indicò loro il tesoro e disse “ vedere e non toccare”.

Uno di loro prese coraggio e chiese: “ cosa occorre per poter prendere l’oro?”

“un anima innocente” rispose prontamente il fantasma.

I tre decisero dopo essersi consultati, di esaudire la richiesta dello spirito e si allontanarono con la promessa di riportare un bambino, da dare in sacrificio in cambio dell’oro.

Tornarono dopo qualche ora, con un fagottino che aveva tutta la parvenza di un neonato e lo offrirono allo spirito. Avvolto tra le fasce non vi era un bambino, ma un gatto, e il fantasma non se ne accorse. I tre uomini così iniziarono ad arraffare quante più monete possibile e tentarono la fuga. Nel mentre fuggivano, il gatto si riuscì a liberare e il fantasma nero si accorse della truffa. A quel punto l’ira dello spirito si scaglio sui tre furfanti che furono sommersi da una dolorosissima pioggia di pietre e massi. Lo spirito si ri impossesò del denaro e costrinse i tre uomini alla fuga. Da quel giorno, mai nessuno tentò più di rubare il tesoro al Fantasma Nero.