Siamo negli anni 50 nell’Italia del boom economico,  in particolare ci troviamo a Bussi sul Tirino dove è presente un importante impianto chimico nella quale lavorano  la maggior parte degli abitanti della zona.
Lola a 34 anni non è sposata, ne ha figli, insegna alle classi quarta e quinta della scuola elementare di Bussi, che è adiacente proprio all’impianto chimico.

Era la mattina del 19 gennaio 1954 , quando intorno alle 9.30 si sentì un lungo suono e poi urla provenienti dalle Officine poco distanti. L’insegnante capì immediatamente che nell’impianto vicino era successo qualcosa di molto grave. Di fatti vi fu un gravissimo incidente che portò alla fuoriuscita di 4 tonnellate di cloro da una cisterna, che in breve tempo provocò l’innalzarsi di una pericolosissima nube tossica. Lola  capì prontamente che doveva preservare la salute delle sue classi e per questo motivo fece mettere a tutti ragazzi un fazzoletto sul viso in modo da non far loro respirare quella nube. Li accompagnò all’uscita e le li allontanò velocemente dalla scuola, fino ad arrivare a Capestrano ( fece ben due viaggi). Nel fare queste operazioni di salvataggio Lola non curò minimamente alla sua persona e questo gli costò la vita. Lei di fatti respirò quella maledetta nube e dopo poche ore si sentì male. Fu ricoverata a Sulmona, qualche giorno dopo, morì.

Questo gesto eroico di una maestra di una donna è stato ed è tuttora un esempio dell’insegnanti di tutto il mondo quando. Lola Di Stefano, donna, insegnante, madre di vita.

Allora fu data la medaglia d’oro al valore civile, a lei è intitolata una scuola primaria di Sulmona e la stessa di Bussi, oltre a monumenti, piazze e vie.  Lola Di Stefano è stata una grande donna, capace di dare la sua vita pur di salvare anime innocenti.