La storia e le origini delle “virtù teramane” sono molto antiche, e bisogna collegarle alle celebrazioni del “ calendimaggio”, il rito propiziatorio utilizzato dalle antiche popolazioni per festeggiare l’arrivo della bella stagione.
Le vitrù è un piatto che nasce a Teramo, la cui preparazione è molto complessa e richiede giorni di preparazione. Non chiamatelo minestrone, non chiamatela zuppa! Sono uniche nel loro genere. Tradizionalmente viene preparato il primo maggio.
Con l’inverno alle porte, e la bella stagione in arrivo, le dispense invernali venivano letteralmente svuotate per la preparazione di questo piatto. Quindi se da una parte troviamo legumi secchi e maiale, dall’altra vi sono legumi freschi, e verdure di stagione. Basti pensare che vengono utilizzate ben 17 tipi di verdure diverse.
In particolare nelle virtù troviamo, legumi secchi: fagioli, ceci e lenticchie; legumi freschi: piselli e fave; verdure: carote, zucchine, patate, bietole, indivia, scarola, lattuga, cavolo, cavolfiore, rape, borragine, cicoria, spinaci, finocchi, barba di frate, finocchio selvatico, carciofi; odori: prezzemolo, maggiorana, salvia, timo, aneto sedano, carota, cipolla, aglio; spezie: noce moscata, pepe, chiodi di garofano; pasta di grano duro di varie qualità Tagliolini all’uovo, e agnolotti; maiale: prosciutto crudo, lardo, cotenna di maiale.
La sua preparazione come dicevamo è molto complessa, perché i vari ingredienti hanno tempi di cottura differenti, e si corre il rischio, se cotto troppo o male, di rovinare il piatto. I segreti si tramandano da centinaia di anni di generazione in generazione.
Una curiosità: proprio perché si tratta di un piatto che richiede giorni di preparazione, non viene mai cucinato in piccole quantità. Chi lo prepara lo fa abbondantemente e lo dona ad amici e parenti. L’usanza era quella di presentarsi con una ciotola vuota da chi aveva preparato le virtù per riceverne in dono una parte.