D’Annunzio e quel volo su Vienna che passò alla storia

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D’Annunzio e quel volo su Vienna che passò alla storia

Un impresa passata alla storia, capace di segnare il destino di una guerra. Era l’agosto del 1918, quando Gabriele D’Annunzio, volò sui cieli di Vienna ponendo fine alla grande guerra.

Il Vate volò con uno SVA biposto ( conservato al Vittoriale), che a guardarlo oggi pare impossibile che abbia percorso oltre 1000km ( 800 su territorio austriaco). Non sganciò bombe, ma dei volantini, tricolori scritti da lui e da Ugo Ojetti, che avevano lo scopo di sensibilizzare il popolo austriaco alla chiusura delle ostilità.

Il popolo Viennese nel sentire gli aerei giungere, presi dal panico iniziarono a rifugiarsi. Fu un immenso stupore per loro vedere volantini e non bombe piovere dal cielo.

Fu un immenso successo che ebbe un impatto mediatico passato alla storia. Un impresa cercata, preparata, studiata da Gabriele D’Annunzio, dove il Vate fu protagonista non solo della storia della nostra nazione, ma del destino dell’intera Europa.

Questo recitava il messaggio lanciato ai Viennesi da D’Annunzio:

«In questo mattino d’agosto, mentre si compie il quarto anno della vostra convulsione disperata e luminosamente incomincia l’anno della nostra piena potenza, l’ala tricolore vi apparisce all’improvviso come indizio del destino che si volge.
Il destino si volge. Si volge verso di noi con una certezza di ferro. È passata per sempre l’ora di quella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta.
La vostra ora è passata. Come la nostra fede fu la più forte, ecco che la nostra volontà predomina e predominerà sino alla fine. I combattenti vittoriosi del Piave, i combattenti vittoriosi della Marna lo sentono, lo sanno, con una ebbrezza che moltiplica l’impeto. Ma, se l’impeto non bastasse, basterebbe il numero; e questo è detto per coloro che usano combattere dieci contro uno. L’Atlantico è una via che già si chiude; ed è una via eroica, come dimostrano i nuovissimi inseguitori che hanno colorato l’Ourcq di sangue tedesco.
Sul vento di vittoria che si leva dai fiumi della libertà, non siamo venuti se non per la gioia dell’arditezza, non siamo venuti se non per la prova di quel che potremmo osare e fare quando vorremo, nell’ora che sceglieremo.
Il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielo mattutino.
Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza non revocabile, o Viennesi.
Viva l’Italia!»

Fu però considerato poco chiaro, e difficilmente traducibile in tedesco, per questo fu lanciato dai veivoli un secondo messaggio scritto da Ugo Ojetti, tradotto anche in tedesco:

VIENNESI!

Imparate a conoscere gli italiani.
Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.
Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.
Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni.

VIENNESI!

Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l’uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s’è volto contro di voi.
Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell’Ucraina: si muore aspettandola.

POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati!

VIVA LA LIBERTÀ!

VIVA L’ITALIA!

VIVA L’INTESA!

Del buon esito della missione scrisse:

Non ho mai sentito tanto profondo l’orgoglio di essere italiano. Fra tutte le nostre ore storiche, questa è veramente la più alta…Solo oggi l’Italia è grande, perché solo oggi l’Italia è pura fra tante bassezze di odii, di baratti, di menzogne.