Lu Carrature e i maccheroni alla chitarra, simboli di una antico Abruzzo

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Lu Carrature e i maccheroni alla chitarra, simboli di una antico Abruzzo

La pasta alla chitarra è uno dei tanti piatti tipici d’Abruzzo. Pasta lunga, anticamente di  grano duro, con il tipico taglio a sezione quadrata. In Abruzzo si mangia in tanti modi: con il sugo di carne di maiale o lungo la costa con il sugo di pesce; la chitarra però trova la sua massima espressione nella versione teramana con le famose “pallottine”. Ma chi conosce l’origine di questa pasta?

Le prime tracce di questo piatto, le troviamo addirittura nel 1500,sviluppata principalmente nell’area frentana, dove era conosciuta come “Maccheroni a lu Rentrocele”. L’impasto veniva steso e successivamente vi si passava un mattarello di ferro dentellato chiamato “Ferro per maccheroni” . Questa era la versione “ primordiale” dei maccheroni alla chitarra, che diventano tali solamente a partire dal 1700, quando il mattarello in ferro, venne sostituito da “lu Carrature”.

“Lu Carrature”, è lo strumento tipico utilizzato per realizzare la pasta alla chitarra. Sicuramente il nome deriva da una declinazione abruzzese  del termine francese “ carrer”, che significa “ squadrare regolarmente”.  Quest’utensile tecnicamente consiste in un  telaio rettangolare in legno, con tanti fili di acciaio posti uno accanto all’altro alla distanza di poco più di un millimetro, tenute ben tese da un consistente numero di “chiavi”. Sicuramente a dare il nome alla pasta è stato questo congegno, che ricorda tantissimo lo strumento musicale.

È in ogni modo uno dei simboli dell’Abruzzo, quello rurale e contadino. Basti pensare che un tempo era un oggetto che le donne portavano in “dote” al matrimonio. Vi sono atti notarili registrati al riguardo, il primo risalente addirittura la 1779, di una sposa di Casoli ( CH),  o più recentemente ( per dire..), di un altro atto inerente la dote di una sposa di Penne del 1871.

Oggi sicuramente si utilizzano strumenti moderni per realizzare questa storica pasta abruzzese, ma è bello vedere, che in molte case, si mantiene viva l’antica tradizione.