Ignazio Silone, la voce dei ” cafoni” d’Abruzzo

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Ignazio Silone, la voce dei ” cafoni” d’Abruzzo

Se mai dovessimo scegliere un letterato, che ha saputo descrivere al meglio l’Abruzzo, al mondo, l’Abruzzo contadino, quello povero, quello vero, d’inizio ‘900, senz’altro diremmo Ignazio Silone, alla nascita Secondino Tranquilli.

Nessuno come Silone ha saputo descrivere nei suoi romanzi, l’Abruzzo dei cafoni, forse perchè lui è stato uno di loro, e per loro si è battuto con la politica, ma soprattutto con la letteratura.

Silone naque a Pescina il primo maggio del 1900, figlio di Paolo Tranquilli, contadino proprietario, ha vissuto la sua infanzia nella Marsica, prima a Pescina, poi a Fontamara, periodo il quale segnerà per sempre lo scrittore, che porterà la sua terra natale non soltanto nel cuore e nella mente, ma soprattutto nelle sue opere.

Due avvenimenti segnano profondamente il giovane Silone: in primo luogo la morte del padre avvenuta quando aveva solamente 11 anni, che costrinse il fratello maggiore a portare avanti il lavoro del padre, e spinse in difficoltà economiche la famiglia; l’altro evento fu il terremoto che colpì la Marsica nel 1915, che tolse la vita alla madre, e ai suoi fratelli, tutti, tranne il più piccolo, Romolo.

Rimasto senza famiglia, il giovane Silone, va a vivere nel quartiere “più povero” del paese, e comincia a frequentare la baracca dove ha sede la Lega dei contadini. E’ qui che inizia la sua vera formazione “rivoluzionaria” che lo ha portato negli anni a schierarsi sempre dal lato dei deboli e degli oppressi, e di chi come diceva lui ” ha fame e sete di giustizia”.

Nello stesso anno, un incontro che gli ha cambiato la vita: qualla con Don Orione, che se lo porta con se a Sanremo, al collegio di San Romolo. Su quest’incontro Silone scriverà una bella nota autobiografica dal titolo ” Incontro con uno strano prete”, pubblicata nel volume ” uscita di sicurezza” ( 1965).

La sua passione per la politica e per la scrittura, si evincono già nel 1917, quando iniziò ad inviare articoli al giornale L’Avanti!, denunciando indebite appropriazioni da parte del genio di civile di Avezzano, di somme destinate alla ricostruzione post terremoto. Alla fine della prima guerra, si trasferisce a Roma, ed entra nel partito dei giovani socialisti, per poi partecipare nel 1921 alla creazione del partito comunista italiano.

Silone inizia la sua carriera dirigendo testate giornalistiche come il settimanale romano ” L’avanguardia” e il quotidiano triestino ” Il lavoratore”.

Per tutto questo, è vittima delle persecuzioni fasciste e inizia a vivere in clandestinità, ciononostante collabora con Gramsi alla giornale ” L’Unità”.

Silone uscirà dal partito comunista nel 1930, in quanto contrario alla politica adottata da Stalin, sostenendo che i russi non erano in grado di sostenere ” lealmente”  una discussione con chi la pensava diversamente da loro: ” ogni discussione avversa era destinata a concludersi con l’annientamento dell’oppositore”. Tutto questo Ignazio Silone non poteva ne approvare, ne tanto meno appoggiare.

Anti fascista, e ex comunista, decise di esiliarsi in Svizzera fino al 1945. Si a quell”epoca, un definì un socialista senza partito, e un cristiano senza chiesa, e da li, iniziò a scrivere quei romanzi che lo avrebbero reso celebre.

Fontamara viene pubblicata in tedesco nel 1933, e nel 1936 fu la volta di Vino e Pane, di fatto il seguito del primo romanzo. L’esposizione politica dell’autore ha di fatto rallentato il riconoscimento del pregio delle opere, in Italia, ma non all’estero. Fontamara viene tradotta in 27 lingue, ma nonostante questo, in Italia il romanzo vive il suo pieno successo solamente nel 1965, in concomitanza dell’opera Uscita di Sicurezza.

Silone nonostante abbia lottato con tutte le sue forze contro le ingiustizie subite dai deboli, in Italia, in quegli anni, non è mai stato ” profeta in patria”; diversamente ha avuto il piacere di ricevere riconoscimenti dagli Stati Uniti e dall’Ighilterra  ad esempio per la sua opera ” La scuola dei dittatori”, considerato un classico della democrazia.

Tra le sue opere vanno ricordate anche ” Il segreto di Luca” (1956), avventura di un povero cristiano ( 1968) e il romanzo postumo uscito nel 1981 ” Severina”.

Oggi, Silone, riceve tutta la considerazione che forse meritava sin dai primi anni ’30. Seppellito a Pescina”ai piedi del vecchio campanile di San Bernardo”, con ” la vista del Fucino in lontananza”, la sua tomba è un vero monumento, che vuole ricordare un grande abruzzese del ‘900, sicuramente il più bravo a raccontare della tragedia quotidiana della vita del popolo emarginato, dei cafoni.

La tomba di Ignazio Siline a Pescina dei Marsi